Storia

Storia

del Regno delle Due Sicilie

Dal XII Secolo ai giorni nostri.

A partire dal dodicesimo secolo i suddetti confini rimasero pressoché gli stessi per otto secoli, fino al 1860 e all’unità d’Italia. Essi andavano dal Tirreno (Terracina, l’antica “Tarrakina” etrusca o “Terra-cena” di origine greco-spartana) all’Adriatico (Martinsicuro, la “Truetinum” fondata dai Liburni e citata da Plinio il Vecchio). In queste due località avevano sede le dogane, poste, rispettivamente, ad occidente e ad oriente dei limiti settentrionali del Regno. A tale scopo giova ricordare la storia dei confini e dei regnanti.
Nella notte di Natale del 1130, con una fastosa cerimonia Re Ruggero II sancì a Palermo la nascita del Regno di Sicilia. Quel 25 dicembre fu una data simbolica: Ruggero II si presentava, infatti, come il redentore di tutte le popolazioni del Sud della penisola, dagli Arabi ai Bizantini ai Longobardi, e nello stesso tempo annunciava al mon- do la nascita di un Regno cristiano. Tutto il Sud fu unificato in una nazione indipendente che aveva come capitale Palermo. 

I confini geografici e politici, nonostante gli avvicendamenti di regnanti e casati europei, rimasero più o meno gli stessi per 731 anni, fino alla caduta della fortezza di Civitella Del Tronto alle ore 11,00 del 20.03.1861; quando, in seguito all’”invasione” piemontese, le popolazioni duo siciliane perdettero la propria identità nazionale a causa della forzata unione con gli altri popoli della penisola italiana. Il Regno normanno durò fino al 1194. Poi vi fu quello degli Svevi, di cui il più illustre rappresentante fu Federico II. Con l’avvento degli Angioini nel 1266 la capitale del Regno di Sicilia fu portata a Napoli. A seguito dei “vespri siciliani” del 1282 la Sicilia fu occupata dagli Aragonesi e divenne Regno di Trinacria. Nel 1443 gli Angioini dovettero cedere agli Aragonesi anche la parte continentale del Regno: le Due Sicilie furono riunite con Alfonso il Magnanimo (Regnum utriusque Siciliae). Nel 1503 il Regno fu annesso alla Spagna, come vicereame autonomo; stessa cosa avvenne nel breve periodo austriaco, che va dal 1707 al 1734, anno in cui tutto il Regno diventò nuovamente indipendente con i Borbone. In questa breve sintesi abbiamo tralasciato i pur importanti avvenimenti del periodo relativo ai primi Borbone: Carlo, Ferdinando I e Francesco I. Ricordiamo comunque che nel 1815 Ferdinando I unificò il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia in un unico Stato, che fu chiamato Regno delle Due Sicilie.

I PRIMATI DEL REGNO DELLE DUE SICILIE

1735. Prima Cattedra di Astronomia in Italia
1737. Costruzione S.Carlo di Napoli, il più antico teatro d’Opera al mondo ancora operante
1754. Prima Cattedra di Economia al mondo
1762. Accademia di Architettura, tra le prime in Europa
1763. Primo Cimitero Italiano per poveri (Cimitero delle 366 fosse)
1781. Primo Codice Marittimo del mondo
1782. Primo intervento in Italia di Profilassi Antitubercolare
1783. Primo Cimitero in Europa per tutte le classi sociali (Palermo)
1789. Prima assegnazione di “Case Popolari” in Italia (San Leucio a Caserta)
1789. Prima assistenza sanitaria gratuita (San Leucio)
1792. Primo Atlante Marittimo nel mondo (Atlante Due Sicilie)
1801. Primo Museo Mineralogico del mondo
1807. Primo Orto Botanico in Italia a Napoli
1812. Prima Scuola di Ballo in Italia, gestita dal San Carlo
1813. Primo Ospedale Psichiatrico in Italia (Real Morotrofio di Aversa)
1818. Prima nave a vapore nel mediterraneo “Ferdinando I”
1819. Primo Osservatorio Astronomico in Italia a Capodimonte
1832. Primo Ponte sospeso, in ferro, in Europa sul fiume Garigliano
1833. Prima Nave da crociera in Europa “Francesco I”
1835. Primo Istituto Italiano per sordomuti
1836. Prima Compagnia di Navigazione a vapore nel mediterraneo
1839. Prima Ferrovia Italiana, tratto Napoli-Portici
1839. Prima illuminazione a gas in una città città italiana, terza dopo Parigi e Londra
1840. Prima fabbrica metalmeccanica d’ Italia per numero di operai (Pietrarsa)
1841. Primo Centro Sismologico in Italia, sul Vesuvio
1841. Primo sistema a fari lenticolari a luce costante in Italia
1843. Prima Nave da guerra a vapore d’ Italia “Ercole”
1843. Primo Periodico Psichiatrico italiano, pubblicato al Reale Morotrofio di Aversa

1845. Primo Osservatorio meteorologico d’Italia
1845. Prima Locomotiva a vapore costruita in Italia a Pietrarsa
1852. Primo Bacino di Carenaggio in muratura in Italia (Napoli)
1852. Primo Telegrafo Elettrico in Italia
1852. Primo esperimento di illuminazione elettrica in Italia, a Capodimonte
1853. Primo Piroscafo nel Mediterraneo per l’America (il “Sicilia”)
1853. Prima applicazione dei pricìpi della Scuola Positiva Penale per il recupero dei malviventi
1856. Expò di Parigi, terzo paese al mondo per sviluppo industriale
1856. Primo Premio Internazionale per la produzione di Pasta
1856. Primo Premio Internazionale per la lavorazione di coralli
1856. Primo sismografo elettrico al mondo, costruito da Luigi Palmieri
1860. Prima Flotta Mercantile e Militare d’Italia
1860. Prima Nave ad elica in Italia “Monarca”
1860. La più grande industria navale d’Italia per numero di operai (Castellammare di Stabia)
1860. Primo tra gli stati italiani per numero di orfanotrofi, ospizi, collegi, conservatori e strutture di assistenza e formazione
1860. La più bassa mortalità infantile d’Italia
1860. La più alta percetuale di medici per numero di abitanti in Italia
1860. Primo piano regolatore in Italia, per la città di Napoli
1860. Prima città d’Italia per numero di Teatri (Napoli)
1860. Prima città d’Italia per numero di Tipografie (Napoli)
1860. Prima città d’Italia per di Pubblicazioni di Giornali e Riviste (Napoli)
1860. Primo Corpo dei Pompieri d’Italia
1860. Prima città d’Italia per numero di Conservatori Musicali (Napoli)
1860. Primo Stato Italiano per quantità di Lire-oro conservata nei banchi Nazionali (443 milioni, su un totale 668 milioni messi insieme da tutti gli stati italiani, compreso il Regno delle Due Sicilie)
1860. La più alta quotazione di rendita dei Titoli di Stato
1860. Il minore carico Tributario Erariale in Europa

Storia del Confine


Il Regno delle Due Sicilie presentava un confine che lo separava, a nord, dai tanti piccoli statarelli o ducati, sempre in guerra fra loro e pronti ad invadere i possedimenti altrui. La prosperità del Regno era conosciuta anche oltre i suoi confini, e molti erano coloro che, provenienti dal nord, lasciavano tutto e vi si insediavano. Tuttavia, non esisteva un vero e proprio confine presidiato e delimitato, anche cartograficamente, del Regno. Le dispute territoriali lungo l’allora con- fine, spesso ballerino, portarono alla decisione di definire nettamente ed inequivocabilmente detto confine, perché la grande estensione del Regno portava continuamente a dispute e controversie su quali fossero i limiti e le proprietà del reame.

Fu così che il 26 settembre del 1840 venne sottoscritto a Roma un trattato per poter stabilire il vero confine; si pensò quindi di installare, lungo tutto il confine, dei “termini” in granito, alti più o meno un metro, aventi una circonferenza di 35-40 centimetri e definiti “cippi”. Il loro numero complessivo risultò essere di 686, ma la numerazione cronologica iniziava con il n. 1 e finiva con il n. 649, in quanto molti dei cippi venivano identificati con lo stesso numero e per differenziarli veniva aggiunta una lettera al fianco del numero. Il numero 1 venne dato al cippo posto presso la foce del fiume Canneto (tra Fondi e Terracina) mentre l’ultimo termine venne contrassegnato con il numero 649 e posto quasi alla foce del fiume Tronto, nelle immediate vicinanze del ponte tra Porto D’Ascoli (Marche) e Martinsicuro (Abruzzo).

Sotto ogni cippo veniva sotterrato un medaglione, ove vi erano incisi gli stemmi dei due Stati. La posa dei cippi di confine iniziò dal Mar Tirreno, nel 1846, ed ebbe termine nel 1847, avendo cura di volgere lo stemma dello Stato Pontificio in maniera che guardasse in direzione “del Cupolone”. Sulla sommità di ogni cippo veniva incisa una linea che indicava la direzione del confine e la posizione del cippo precedente e di quello successivo.

I Cippi venivano ricavati da grosse rocce di granito, proprie del territorio o estratte da cave di pietra, grazie al lavoro di scalpellini, e poi venivano trasportati a spalla da numerosi uomini sul luogo di apposizione. La loro distanza non era assolutamente matematica: nei luoghi più disagiati o intransitabili venivano posizionate a distanze superiori, mentre in luoghi regolari e comodi erano molto più vicini. A seguito della proclamazione dell’unità d’Italia, quasi tutti i Cippi, onde poter recuperare i medaglioni, furono divelti e lasciati cadere più in basso, oppure asportati per fare bella mostra nelle ricche case dei signorotti o davanti alle chiese. Sono pochi quelli rimasti nel luogo originario.

Il confine e lo spirito di collaborazione e cooperazione Europea

Il confine tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio può essere considerato in qualche modo un antesignano dello spirito di integrazione culturale e pacifica convivenza tra popoli vicini; spirito che, dopo circa un secolo, è stato alla base della creazione di quella che è oggi l’Unione Europea (di cui ricordiamo l’Italia essere uno degli Stati fondatori).